mercoledì 2 luglio 2008

Osservazioni alla richiesta ENEL di Valutazione di Incidenza allaRegione Basilicata

Il sottoscritto Cosenza Giuseppe in qualità di membro del Comitato Salute Ambiente Pollino (CoSA) di Rotonda, referente per il Pollino della OLA (Organizzazione Ambientalista Lucana) e delegato ai fini della presente missiva dall’Associazione Ambientalista “Il riccio” - Castrovillari (CS)



PREMESSO

che le suddette associazioni ed organizzazione, ritengono il processo autorizzativo concernente la trasformazione a biomassa della Centrale ENEL del Mercure viziato da difetti di forma e di sostanza, tali da determinarne la nullità - per numerose ed evidenti ragioni - alcune delle quali già a suo tempo illustrate nello studio effettuato dall’ing. Paolo Rabitti e dal dott. Felice Casson (commissionato da alcuni Sindaci dei comuni della Valle del Mercure e dall’Ente Parco Nazionale del Pollino), allegato alle presenti osservazioni;

che tali vizi sono stati, più volte, oggetto di denuncia da parte di organi di informazione locali e nazionali, nonché di interrogazioni parlamentari, tra cui, di recente, quella dell’on.le Marco Lion, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati – interrogazione pur essa allegata alle presenti osservazioni;

che anche i Cittadini e le Istituzioni locali (tra gli altri il Sindaco del Comune di Rotonda, le cui obiezioni, già pubblicamente illustrate, si allegano alle presenti osservazioni) si sono schierati contro l’entrata in esercizio della Centrale, situata in zona protetta, qual è il Parco Nazionale del Pollino ed all’interno, secondo le ultime definizioni di legge di aree ulteriormente protette anche dal diritto comunitario, ZPS (Zona di Protezione Speciale) che comprendono ormai l’intero territorio del Parco del Pollino (ZPS Pollino e Orsomarso – IT9310303- sul versante calabrese e ZPS Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi – IT9210275- sul versante lucano. Cfr G.U. n.170 del 24 luglio 2007 suppl. ord. Serie generale) nonché in immediata adiacenza a zone SIC (Sito di Interesse Comunitario), tutte ragioni che già da sole impediscono l’iniziativa in oggetto:

si espongono le seguenti osservazioni riguardo la richiesta di autorizzazione di cui all’oggetto:

1. Reperimento delle biomasse. Dalla documentazione presentata da ENEL, risulta assolutamente non chiarito il problema relativo al reperimento delle biomasse necessarie ad alimentare la Centrale del Mercure, che ENEL stessa quantifica in 350.000 T/anno (e che più realisticamente ammontano ad almeno 400.000 T/anno). In ogni caso, come ben si evince dalla relazione Rabitti-Casson, tale quantità non è assolutamente reperibile né “in loco” né in un ambito più vasto, anche di molto eccedente i 70 km di raggio previsti nell’ultima Legge Finanziaria. E ciò anche in considerazione della tutela di cui godono i boschi ricadenti nel territorio del Parco Nazionale del Pollino e della scarsità di biomassa disponibili nell’intera regione Calabria, insufficienti già ora ad alimentare le centrali esistenti, come evidenziato anche nel Piano Triennale Forestale della Regione Calabria. E d’altra parte, l’assenza
di un piano di approvvigionamento plausibile è stato esplicitamente ammesso anche da ENEL, i cui rappresentanti, nella recente Conferenza dei Servizi indetta dalla Provincia di Cosenza, hanno incredibilmente indicato l’ambito dell’approvvigionamento all’interno della Comunità Europea. Questa ammissione toglie anche ogni credibilità, relativamente al bilancio della CO2, alla definizione stessa di Centrale a biomasse, per le quali tale bilancio è motivo fondamentale di esistenza. L’adesione dell’Italia ai protocolli internazionali finalizzati a limitare l’emissione di gas-serra, rappresentano un ulteriore e forte motivo di valutazione assolutamente negativa riguardo l’iniziativa di ENEL.
La questione dell’approvvigionamento è di rilevanza fondamentale anche sotto altriaspetti: la documentata impossibilità di rifornimento di biomasse da territori limitrofi alla Centrale implicherebbe, a sua volta, la necessità di trasporto di ingenti quantità di materiale con autoveicoli pesanti da località distanti, con tutta una serie di insostenibili ricadute ambientali e di rischi per l’incolumità delle persone su:
a. Viabilità autostradale (A3 Salerno-Reggio Calabria);
b. Viabilità locale, del tutto inadeguata a sopportare anche il solo traffico di
camion previsto da ENEL e che risulta, palesemente, sottodimensionato rispetto
a quanto realmente prevedibile;
c. Inquinamento ambientale (aereo e acustico) di un’area protetta, quale è
quella del Parco Nazionale del Pollino e delle aree ulteriormente protette – SIC
e ZPS – immediatamente limitrofe.

2. Produzione di inquinanti ambientali. La produzione di inquinanti ambientali, stante la potenza prevista per la Centrale del Mercure – 41Mw elettrici lordi, 35 netti – che colloca la stessa tra le più grandi d’Italia, e non solo, è elevatissima e non soltanto limitata a quelli presi in considerazione da ENEL (ceneri leggere prodotte in quantità di ben 2160-3750 tonn/anno; NOx e SO2 ), ma comprendente anche altri prodotti derivanti dai processi di combustione, tra cui composti clorurati, estremamente tossici, come le diossine. Queste ultime - ma il discorso vale anche per gli altri inquinanti - se pure vengono prodotte in quantità minore di un tempo, per metro cubo, grazie alle
nuove tecnologie, risulterebbero certamente in concentrazioni rilevanti, a motivo dellaenorme quantità di biomasse incenerita e quindi di fumi prodotti.
Per quanto riguarda poi specificamente la produzione di particolato, la possibilità che lo stesso venga efficacemente intercettato all’uscita del camino è del tutto irrealistica.
Se infatti è vero che le tecnologie di ultima generazione portano ad un abbattimento nella immissione in ambiente del particolato più grossolano, il PM 10, non esiste attualmente, a livello industriale, la possibilità di intercettare la frazione più piccola e dannosa del particolato stesso, cioè dal PM 2,5 al PM 0,1 (le cosiddette nanopolveri).
Come è infatti ormai noto e documentato dalla letteratura scientifica internazionale, queste ultime frazioni sono di gran lunga le più pericolose per la salute umana, in quanto, una volta inalate, non vengono “intercettate” ed eliminate dalla mucosa bronchiale, ma arrivano direttamente negli alveoli polmonari, passando poi nel torrente ematico e di qui ai singoli organi, dove svolgono una azione irritante cronica e potenzialmente cancerogena per tempo indefinito, essendo non bio-compatibili e
non metabolizzabili.
Considerando poi, come è noto, che la Centrale del Mercure è inattiva da dieci anni, ci troviamo di fronte a nuove, e rilevanti, immissioni inquinanti in atmosfera, allo stato del tutto assenti.

3. Sistema di rilevamento degli inquinanti ambientali. Il sistema di monitoraggio degli inquinanti ambientali – le “capannine” di rilevamento esterne, come ENEL le definisce – si afferma “... verificato... rispondente, nelle nuove condizioni, ai punti di massima ricaduta al suolo degli inquinanti SO2 , NOx e polveri”. Affermazione che appare non documentata e del tutto autoreferenziale.

4. Distribuzione al suolo degli inquinanti. E’ questo il caso in cui, quanto avvenuto in passato, all’epoca del funzionamento della Centrale a lignite prima e ad olio combustibile poi, può essere considerato predittivo di ciò che avverrebbe per la distribuzione al suolo degli inquinanti. E’ la stessa ENEL che specifica i comuni i cui territori – e popolazioni – verrebbero interessati dalle ricadute inquinanti. E si tratta, per la maggior parte, di comuni lucani, ennesima dimostrazione della illegittimità dell’esclusione della Regione Basilicata e del Ministero dell’Ambiente dall’iter autorizzativo.

5. Modifica della qualità ambientale determinata dall’entrata in funzione della Centrale del Mercure riconvertita a biomasse. Questo aspetto, per come viene proposto e illustrato da ENEL, rappresenta uno degli elementi di più grave distorsione della realtà
contenuti nella documentazione presentata. L’impatto ambientale della Centrale viene infatti raffrontato non con la situazione attuale – e reale – ma con la situazione in essere quando la Centrale stessa veniva alimentata ad olio combustibile. Ottenendo un risultato paradossale e grottesco: l’avvio della Centrale alimentata a biomasse, in pratica, migliorerebbe la qualità ambientale della Valle del Mercure ! Il fatto che la Centrale sia del tutto inattiva - da dieci anni ! – è evidentemente, per ENEL, elemento di dettaglio del tutto trascurabile, e non fatto di importanza sostanziale, oltre che semplice verità di cronaca. Ciò dimostra, con ogni evidenza, la grave difficoltà, o meglio, l’impossibilità di garantire la sostenibilità ambientale di un’opera che viene a incidere su un ambiente salubre e finalmente libero da precedenti contaminazioni. E’ qui, inoltre, il caso di sottolineare come la Centrale sia stata costruita ben prima dell’istituzione del Parco Nazionale del Pollino, in regime quindi esente dai vincoli e dalle tutele cui successivamente l’area è stata sottoposta. E che, dunque, la riattivazione della Centrale, dopo ben dieci anni di fermo assoluto, si configuri, a tutti gli effetti, come una iniziativa industriale “ex novo” (necessitante pertanto di un iter autorizzativi ben diverso dall’attuale), che si vorrebbe implementare in un’area protetta, e non la mera prosecuzione di una attività esistente.

6. Prelievo delle acque dal fiume Mercure. Come è noto, e come confermato da ENEL nella documentazione prodotta, il prelievo delle acque di raffreddamento della Centrale avviene in territorio lucano, a palese dimostrazione che l’interessamento di due regioni, Calabria e Basilicata, è nei fatti, così come l’impatto ambientale dei prodotti della combustione delle biomasse riguarderebbero entrambe le regioni ed anzi precipuamente il territorio, e le popolazioni, lucane, regione del tutto esclusa da ogni richiesta autorizzativa.

7. Re-immissione delle acque nel fiume Mercure. Appare assolutamente non condivisibile la tesi che le acque prelevate dal fiume Mercure, utilizzate per usi vari e re-immesse nel fiume stesso a temperatura più elevata, dopo essere state trattate, possano non determinare un impatto rilevabile. Ciò soprattutto a motivo della delicatezza dell’ecosistema fluviale e della bassa portata del fiume Mercure, segnatamente nei periodi di magra. Anche in questo caso, nella documentazione prodotta da ENEL, il paragone, per quanto riguarda l’impatto dell’immissione di acqua nel fiume Mercure, è tra l’epoca in cui la Centrale veniva alimentata ad olio combustibile e non, come avviene da dieci anni a questa parte, con l’assenza di scarichi da parte della Centrale.

8. Inquinamento acustico. Anche in questo caso l’impatto del rumore è surrettiziamente paragonato all’epoca del funzionamento della Centrale ad olio combustibile e non all’attuale situazione, che si protrae da dieci anni, né si tengono in debita considerazione le abitazioni prospicienti la Centrale, nè tutte le previste fonti di rumore, tra cui le macchine per la lavorazione del materiale da bruciare. Con tutto ciò, per arrivare ai 40dB riportati, bisogna allontanarsi di ben 500-700 metri dalla fonte di inquinamento acustico rappresentata dalla Centrale.

9. Localizzazione della Centrale rispetto alla ZPS “Pollino – Orsomarso”. Del tutto speciosa appare la motivazione del presunto basso grado di impatto ambientale della Centrale del Mercure sulla ZPS “Pollino – Orsomarso”, istituita con Delibera di Giunta Regionale della Regione Calabria n. 607, del 27/6/2005, dato che, sostiene in pratica ENEL, la Centrale si trova in una zona periferica della ZPS medesima. E’ ben noto che gli impatti sulle ZPS devono essere considerati non soltanto per tutte le strutture che si trovano all’interno di tali aree – e la Centrale vi si trova – ma anche per quelle che indirettamente la possano influenzare. Questo punto, ed è aspetto di importanza assolutamente nodale nella valutazione del problema, viene superato dall’inserimento dell’intero Parco del Pollino in Zona di Protezione Speciale, per come ricordato in premessa (ZPS Pollino e Orsomarso –IT9310303- sul versante calabrese e ZPS Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi –IT9210275- sul versante lucano. Cfr G.U. n.170 del 24 luglio 2007 suppl. ord. Serie generale). Per cui se ENEL – e solo ENEL – poteva sostenere, seppur con argomenti fantasiosi e facilmente confutabili, che la posizione in area marginale di una ZPS poteva avere impatto scarso sulla medesima (ZPS Pollino e Orsomarso), neanche ENEL può oggi negare che la Centrale del Mercuri si trovi non solo nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, ma esattamente al centro delle ZPS calabro-lucane prima ricordate.

10. Modifiche progettuali. Le modifiche presentate da ENEL, rispetto al primitivo progetto relativo alla riconversione a biomasse della Centrale del Mercure, appaiono tanto numerose e sostanziali da configurare la necessità di un rinnovo “ab initio” dell’iter autorizzativi e non certo di una sua integrazione.

11. Studio dei venti. Lo studio dei venti e le condizioni metereologiche in genere, elemento di fondamentale importanza per valutare l’impatto ambientale della Centrale, sono stati effettuati con dati rilevati dalla stazione meteorologica dell’aeronautica Militare di Latronico, e non sul sito in esame, assumendo in maniera del tutto arbitraria, e anche in questo caso autoreferenziale, che ciò che avviene in un luogo diverso da quello considerato possa essere mutuato per l’area interessata.

I sottoscrittori, inoltre, si riservano di produrre tutte le ulteriori argomentazioni e documentazioni necessarie ad integrazione di quanto riportato
ALLEGATI (cerca sul Blog)

1. DICHIARAZIONE DEL DR. GIOVANNI PANDOLFI, SINDACO DEL COMUNE DI
ROTONDA
2. RABITTI & CASSON – NORMATIVA REGIONALE, NAZIONALE ED EUROPEA
SULLA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE DI CENTRALI
TERMOELETTRICHE

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