Lungo un vecchio tratturo che collega Laino Borgo al Santuario della Madonna dello Spasimo, meglio conosciuto come Santuario delle Cappelle, mi sono imbattuto in una casa, semiabbandonata. Sopra una porta in pietra scorgo un affresco mal conservato.
Successivamente incontro un anziano signore, e al fine di raccogliere qualche informazione sull'origine dell'affresco gli chiedo come mai questa località si chiamasse San Foca.
E lui, teneramente mi risponde: "quando fa caudo qua se 'nfoca".
Trattengo a stento una risata, lo ringrazio e finisce qua.
E' evidente come si perda velocemente la memoria storica dei luoghi e dei toponimi.
Ma Laino è un frammento di Grecia che sopravvive in Italia, incastrato all'imbocco di una stretta valle. Terra di nessuno per secoli, dove si scontrarono bizantini e longobardi.
E così che a Laino Castello si venera San Teodoro, Legionario dell'Impero Romano in abiti militari, Santo di origine orientale, negletto dalla tradizione cattolica, nella vecchia Chiesa a lui dedicata, dalle evidenti architetture bizantine lasciata incustodita dopo l'esodo dei "lainari" fuggiti inseguendo il sogno del modernismo.
Allo stesso modo San Foca venerato ancora in Calabria, è retaggio di tradizione bizantina, protettore degli ortolani e dai morsi di serpente (evidentemente i primi erano molto soggetti a questo pericolo), rappresentato con un foglia di palma e un serpente. Nell'affresco, seppur molto danneggiato, è ancora evidente la foglia di Palma.
Ma Laino è nella Valle del Mercure-Lao, e qui nacque il Mercurion, comunità monastica, che offrì rifugio a migliaia di Monaci di tradizione Greco-Bizantina e tra i più importanti San Nilo da Rossano, fondatore della importante Abbazia di Grottaferrata vicino Roma.
Scendendo lungo il sentiero di San Foca si raggiunge Laino Borgo, all'inizio del paese si incontrano, due costruzioni, una chiesa e una casa, mentre nei pressi di Santa Maria "Lo Burgo" si può vedere una bella loggetta con colonne. Le immagini sono più che eloquenti, non hanno bisogno di esser commentate: si sente odore di Grecia.
Infine "lupus in fabula"
Ciao Giù, grazie per i tuoi eccezionali contributi alla valorizzazione della nostra terra.
RispondiEliminaA proposito, ma perchè l'Ente Parco Nazionale del Pollino invece di fare cazzate non pensa a come valorizzare e salvaguardare dalla rovina luoghi come il vecchio borgo abbandonato di Laino Castello?
Domanda da mille dollari... risposta da milione di euro.... sprecati!
RispondiEliminaMI PIACE.
RispondiEliminaTratto da: D. M. Raschella (1925) Saggio storico sul monachismo Italo-Greco in Calabria. p. 31-32.
RispondiEliminaI Monaci della Calabria meridionale risentono anch'essi i danni della vicinanza musulmana e, non potendola evitare nemmeno tra le gole dei monti, peregrinano in gran numero verso una regione più lontana del mare e meno facile ad
essere guadagnata di sorpresa o per manovre di eserciti.
La stessa direzione è contemporaneamente seguita dai Monaci Siciliani, in modo che Rossano e il suo territorio, la sinistra del Grati fino al Sinni, come già la Piana inferiore e i dintorni di Reggio, costituiscono dal 10° sec. in poi una vera colonia monastica. — L'agiografia scritta dal Patriarca di Gerusalemme, Oreste, narra i casi e le peregrinazioni di S. Cristoforo, Cali, Salba, Macario, i quali nel 940, in seguito alla guerra di sterminio fatta da Kalil in Sicilia, per sfuggire alla fame e alla calamità,lasciarono la Sicilia e, seguiti da una moltitudine di popolo, vennero in Calabria, nella regione Mercuriana, presso la Cassiana Civitas,
dove trovò « grandissimo numero di monaci dati a gran perfezione, poichè altri menavano una vita interamente eremitica e solitaria , conversando solo con Dio altri in piccole celle antendevauo ai santi esercizi, ed altri osservavano
una regola mista ». Ivi, purgata, la selva che era assai folta e densa e bruciate le macchie, Cristoforo costrusse con molta alacrità e prestezza una Chiesa in onore di S. Michele Are,
terminata la quale edificò pure le celle dei monaci. Più tardi disboscò un certo sito agreste presso il fiume che scende dal Castello di Laino (Castrovillari) e vi fecero un monastero.
In seguito a una nuova invasione i Santi si rifugiarono nelle foreste del Latiniano, dove si fermarono. Ivi Cristoforo mori e Saba rimase a reggere i Monasteri del Latiniano, del Mercurio e Lagonegro, finché per una nuova invasione non si
trasferì nei monti di Salerno, dove morì.
La versione integrale del testo è disponibile online al seguente indirizzo http://www.archive.org/details/MN42042ucmf_3
tutto il nostro meraviglioso,quanto degradato Sud,ha il sapore,l'odore della Grecia e nn solo..di tante altre culture e mondi...quel senso di antico,lontano,ricco e saggio,ke nonostante tutto,ivi compresa la globalizzazione el'omologazione,resiste..a dispetto dell'attuale precarietà su tutti i fronti,ke ci contraddistingue.Peccato ke noi generazione spersonalizzata ed altamente tecnologica di oggi,andiamo sempre troppo di fretta per accorgerci di simili meraviglie,se sl potessimo a vederle,proteggerle,potremmo avvicinarci a quell'archè,dal quale ci siamo fin troppo allontanati,fino a perderlo,a perderci..magari grazie alle persone cm te,si può risvegliare l'interesse di quanti si sn assopiti alle comodità del modernismo
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