La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento territoriale di Associazioni, Movimenti Comitati e cittadini - replica alle affermazioni "deliranti" del Presidente della Comunità del Parco Nazionale del Pollino, Sandro Berardone, in merito alla presa di posizione contro quello che egli definisce "ambientalismo demagogico"
Uno dei più grandi fallimenti della politica ambientale e conservazionista italiana
venerdì 30 novembre 2007
lunedì 26 novembre 2007
OLA: La gestione del Parco del Pollino tuteli gli ambienti naturali!
In occasione del Convegno organizzato dall’Università di Camerino il prossimo 27 novembre sulla “Gestione delle Aree Protette” nel quale prenderà parte in qualità di relatore il presidente del parco Nazionale del Pollino Domenico Pappaterra, la OLA, Organizzazione Lucana Ambientalista, e il Gruppo Interregione del Pollino di Italia Nostra fanno monito sull’esigenza che la gestione del parco nazionale del Pollino sia improntata davvero sulla tutela degli habitat naturali. Infatti oggi gli habitat naturali del parco sono a rischio a causa di una malintesa programmazione e di progetti incompatibili. Ad iniziare dall’ ipotesi di riperimetrazione approvata dalla Comunità del Parco ed ora al vaglio del Ministero dell’Ambiente, che intenderebbe escludere dall’area protetta habitat prioritari per la fauna selvatica e quelli di interesse vegetazionale e geologico, come alcune porzioni delle la Valli del Mercure-Lao, di grande importanza per la fauna selvatica quali gli areali del nucleo autoc tono italiano di capriolo, la lontra, il lupo, l’aquila reale, solo per citare alcune specie. Nelle stessa zona sono in atto progetti per la realizzazione di strade di grande impatto ambientale, come la Scalea-Mormanno e la svendita e/o privatizzazione da parte dei comuni a vantaggio di società private del nord della gestione del patrimonio forestale del parco. Tagli forestali in SIC, ZPS e zone 1 vengono intanto autorizzati dalle Regioni Basilicata con Piani di Assestamento Economico Forestali. I tagli forestali sono finalizzati a reperire in loco ingenti quantità di “cippato vergine” per alimentare la Centrale ENEL del Mercure (40 MW con un fabbisogno di 450mila tonnellate all’anno di cippato vergine. La centrale del Mercure dovrà tra l’altro prelevare acqua dal bacino del Mercure-Lao, habitat prioritario per la lontra, per poi scaricarvi le sue stesse acque industriali a monte di un SIC fluviale. Altre centrali a biomassa sono previste in Basilicata (Teana) ed in Calabria. E’ a rischio in questo modo la biodiversità forestale, fattore cruciale per la conservazione della fauna selvatica e per il mantenimento del delicato equilibrio idrogeologico del parco. Tutto ciò avviene – ribadiscono la OLA ed il Gruppo Interregionale di Italia Nostra del Pollino – in assenza di un inventario forestale del parco, di azioni da parte del parco di equo indennizzo per mancato taglio boschivo , del Piano del Parco (non ancora adottato a distanza di 14 anni dall’istituzione) ed in assenza del potenziamento della sorveglianza del Corpo Forestale dello Stato capace di contrastare gli incendiari (ricordiamo gli episodi in gran parte dolosi come quello dei pini loricati e delle migliaia di ettari di boschi andati in fumo quest’anno e su cui troppo presto si sono spenti i riflettori senza alc una dimissione o presa di responsabilità tra le istituzioni pagate per la protezione della natura)e il bracconaggio contro specie protette (ricordiamo di recente l'uccisione di un capriolo autocotono nei pressi di Morano -CS) che ha ripreso vigore proprio dopo l’annuncio della caccia selettiva al cinghiale da parte di cosiddetti “selecontrollori” selezionati da gruppi di cacciatori locali dalle Province con l’assenso del parco. Affinché il Parco del Pollino ed i parchi italiani ritornino davvero a svolgere il ruolo affidati dalla legge 394/91 per la prioritaria conservazione degli habitat naturali, servono politiche capaci di riequilibrare la distorsione volutamente ingenerata di considerare i “parchi produttivi”, espediente per surclassare e svilire la normative di protezione della natura in Italia oggi by-passate dai pronunciamenti di Valutazione Ambientale e Valutazione d’Incidenza degli uffici regionali competenti, nonostante il loro preminente interesse nazionale.
domenica 25 novembre 2007
Italia Nostra: Incendi, l'amaro giudizio della Corte dei Conti inCalabria
Avevo ragione in un mio precedente intervento a dire: NESSUNO SI DIMETTE!?
Segue la lettera di Italia Nostra
Italia Nostra -Gruppo Interregionale del Parco Nazionale del Pollino interviene in merito ai gravi giudizi espressi dalla Corte dei Conti sul mancato contrasto agli incendi ed al caos legislativo e duplicazione di strutture e uffici in Calabria. E’ allarmante dover constatare come la Corte dei Conti (fonte: http://www.nuovacosenza.com/cs/07/novembre/cortedeiconti.html.) giudichi che vi sia stata “scarsa attenzione alla prevenzione, disarticolazione normativa, appalti poco chiari, mancato trasferimento delle deleghe agli enti locali, sprechi nella gestione delle risorse economiche”. Dalla relazione del magistrato Quirino Lorelli – continua Italia Nostra, Gruppo Interregionale del Pollino - che ha preso in esame l'andamento degli ultimi anni si rileva come nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 2 settembre 2007 emerga un quadro di connivenze colpevoli che hanno portato ad un aumento del 70% sul numero degli incendi, del 270% per la superficie totale percorsa dalle fiamme, oltre a un aumento del 350% dei boschi colpiti dai roghi e del 210% delle aree non boscate. Dati drammatici, che evidenziano, secondo il magistrato, una serie di disarticolazioni negli interventi degli enti preposti e probabilmente ne sarebbero le dirette conseguenze. La legislazione regionale "non prevede una unitaria disciplina del fenomeno", dal momento che "il quadro caotico della legislazione calabrese ma anche lucana in materia di prevenzione e repressione degli incendi, e' intrecciato con quello in materia di protezione civile, dando luogo ad una inutile duplicazione di strutture, uffici, burocrazie, con conseguente aggravio per le finanze regionali". La spesa sostenuta dalla Regione Calabria,e' definita dalla magistratura contabile come "caratterizzata per una ridotta attenzione alle attivita' di prevenzione degli incendi, rimanendo incentrata verso il mantenimento dei posti di lavoro degli operai idraulico forestali o al finanziamento delle attivita' dei consorzi di bonifica". La lente di ingrandimento della Corte dei Conti e' finita anche sulle campagne pubblicitarie antincendio, per le quali la magistratura contabile "deve richiamare la Giunta regionale calabrese - ha affermato il relatore - ad un'opera indispensabile di chiarificazione di queste voci di spesa". Infatti, e' stato richiamato "un uso indiscriminato e incontrollato dell'acquisizione di servizi senza alcuna procedura di evidenza pubblica". Allarmante la situazione delle procedure di gara per il servizio di spegnimento aereo, utilizzate sia nel 2002 che nel 2005, che presentano, secondo Lorelli, "diversi margini oscuri relativamente alla correttezza e regolarita', nonche' alla loro rispondenza ai dettami della normativa nazionale e comunitaria". La Corte dei Conti ha sottolineato infine come "l'innalzamento della spesa destinata solo alle attivita' di spegnimento, non abbia garantito risultati migliori". Necessita infine rivedere, secondo la magistratura contabile, l'utilizzazione delle risorse umane, con una serie di provvedimenti che dovrebbero riguardare soprattutto gli operai idraulico forestali, mentre per i vigili del fuoco e, soprattutto, per il Corpo forestale e' stato affermato che "la competenza e la professionalita' acquisita risulta compromessa dalla ingiustificata riduzione delle dotazioni infrastrutturali e di uomini" che nel parchi nazionali calabresi e lucani sono stati ridotti anche in mezzi con la conseguenza di non per garantire il servizio 24 ore su 24. Infine la magistratura contabile calabrese rileva “ombre sulle gare del servizio aereo”. "Margini oscuri" sulla correttezza e la regolarita' di due gare di appalto per l'aggiudicazione nel 2002 e nel 2005, dei servizi di spegnimento aereo degli incendi boschivi in Calabria. Gara questa vinta dalla Eli-Fly. In conclusione INGP (Italia Nostra Gruppo Pollino) invita l'amministrazione del Parco del Pollino e la Regione Calabria a riflettere su questi dati allarmanti della Corte dei Conti che non hanno al momento causato però alcuna dimissione tra i responsabili del settore anche se riguardano un fenomeno, quello degli incendi, che sta rischiando di compromettere definitivamente la sopravvivenza dell'area protetta più grande e vessata del Mediterraneo. Problema che dovrebbe essere tenuto in conto molto più seriamente della riperimetrazione con finalità di sfruttamento del territorio per i quali sono subito pronte delle commissioni nominate ad hoc tra i sindaci, della costruzione di infrastrutture invasive o di iniziative puramente pubblicitarie quali quella del "paniere del Parco" presentato nelle ultime ore con tanti bei prodotti alimentari tipici di un parco che sta diventando però sempre più una sigla, un nome e non una vera area naturale tutelata fattivamente dagli enti pagati per questo col denaro dei contribuenti
Segue la lettera di Italia Nostra
Italia Nostra -Gruppo Interregionale del Parco Nazionale del Pollino interviene in merito ai gravi giudizi espressi dalla Corte dei Conti sul mancato contrasto agli incendi ed al caos legislativo e duplicazione di strutture e uffici in Calabria. E’ allarmante dover constatare come la Corte dei Conti (fonte: http://www.nuovacosenza.com/cs/07/novembre/cortedeiconti.html.) giudichi che vi sia stata “scarsa attenzione alla prevenzione, disarticolazione normativa, appalti poco chiari, mancato trasferimento delle deleghe agli enti locali, sprechi nella gestione delle risorse economiche”. Dalla relazione del magistrato Quirino Lorelli – continua Italia Nostra, Gruppo Interregionale del Pollino - che ha preso in esame l'andamento degli ultimi anni si rileva come nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 2 settembre 2007 emerga un quadro di connivenze colpevoli che hanno portato ad un aumento del 70% sul numero degli incendi, del 270% per la superficie totale percorsa dalle fiamme, oltre a un aumento del 350% dei boschi colpiti dai roghi e del 210% delle aree non boscate. Dati drammatici, che evidenziano, secondo il magistrato, una serie di disarticolazioni negli interventi degli enti preposti e probabilmente ne sarebbero le dirette conseguenze. La legislazione regionale "non prevede una unitaria disciplina del fenomeno", dal momento che "il quadro caotico della legislazione calabrese ma anche lucana in materia di prevenzione e repressione degli incendi, e' intrecciato con quello in materia di protezione civile, dando luogo ad una inutile duplicazione di strutture, uffici, burocrazie, con conseguente aggravio per le finanze regionali". La spesa sostenuta dalla Regione Calabria,e' definita dalla magistratura contabile come "caratterizzata per una ridotta attenzione alle attivita' di prevenzione degli incendi, rimanendo incentrata verso il mantenimento dei posti di lavoro degli operai idraulico forestali o al finanziamento delle attivita' dei consorzi di bonifica". La lente di ingrandimento della Corte dei Conti e' finita anche sulle campagne pubblicitarie antincendio, per le quali la magistratura contabile "deve richiamare la Giunta regionale calabrese - ha affermato il relatore - ad un'opera indispensabile di chiarificazione di queste voci di spesa". Infatti, e' stato richiamato "un uso indiscriminato e incontrollato dell'acquisizione di servizi senza alcuna procedura di evidenza pubblica". Allarmante la situazione delle procedure di gara per il servizio di spegnimento aereo, utilizzate sia nel 2002 che nel 2005, che presentano, secondo Lorelli, "diversi margini oscuri relativamente alla correttezza e regolarita', nonche' alla loro rispondenza ai dettami della normativa nazionale e comunitaria". La Corte dei Conti ha sottolineato infine come "l'innalzamento della spesa destinata solo alle attivita' di spegnimento, non abbia garantito risultati migliori". Necessita infine rivedere, secondo la magistratura contabile, l'utilizzazione delle risorse umane, con una serie di provvedimenti che dovrebbero riguardare soprattutto gli operai idraulico forestali, mentre per i vigili del fuoco e, soprattutto, per il Corpo forestale e' stato affermato che "la competenza e la professionalita' acquisita risulta compromessa dalla ingiustificata riduzione delle dotazioni infrastrutturali e di uomini" che nel parchi nazionali calabresi e lucani sono stati ridotti anche in mezzi con la conseguenza di non per garantire il servizio 24 ore su 24. Infine la magistratura contabile calabrese rileva “ombre sulle gare del servizio aereo”. "Margini oscuri" sulla correttezza e la regolarita' di due gare di appalto per l'aggiudicazione nel 2002 e nel 2005, dei servizi di spegnimento aereo degli incendi boschivi in Calabria. Gara questa vinta dalla Eli-Fly. In conclusione INGP (Italia Nostra Gruppo Pollino) invita l'amministrazione del Parco del Pollino e la Regione Calabria a riflettere su questi dati allarmanti della Corte dei Conti che non hanno al momento causato però alcuna dimissione tra i responsabili del settore anche se riguardano un fenomeno, quello degli incendi, che sta rischiando di compromettere definitivamente la sopravvivenza dell'area protetta più grande e vessata del Mediterraneo. Problema che dovrebbe essere tenuto in conto molto più seriamente della riperimetrazione con finalità di sfruttamento del territorio per i quali sono subito pronte delle commissioni nominate ad hoc tra i sindaci, della costruzione di infrastrutture invasive o di iniziative puramente pubblicitarie quali quella del "paniere del Parco" presentato nelle ultime ore con tanti bei prodotti alimentari tipici di un parco che sta diventando però sempre più una sigla, un nome e non una vera area naturale tutelata fattivamente dagli enti pagati per questo col denaro dei contribuenti
mercoledì 24 ottobre 2007
Emergenza Incendi: chi l'ha vista?
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=TnJ2mxNMkYY[/youtube]
Nonostante i proclami di nuovi impegni per la tutela e la valorizzazione del Pollino, gli incendi hanno continuato a bruciare tutta l'estate e si è conclusa amaramente con la bruciatura di uno scheletro di Pino Loricato secolare ai piani di Pollino. Ecco le immagini che ho registrato qualche settimana dopo mentre accompagnavo un gruppo di turisti Inglesi.
Intanto è di questa settimana la notizia, passata nel silenzio, dell'incendio del "Fago Grosso" nella località omonima tra Piano Ruggio e Colle Impiso.
Riporto anche questa mia telefonata al 1515, di fine Agosto con quasi 40 gradi e vento. "Pronto? Mi chiamo Cosenza, mi trovo tra Forenza ed Acerenza in provincia di Potenza. C'è un campo di stoppie che brucia in prossimità di un bosco... fasce perimetrali di difesa? Non so se ci sono ma non credo che possano evitare che le faville raggiungano il bosco..." Il giorno dopo sui giornali conferma di un intervento antincedio in un bosco nel comune di Acerenza. La domanda che mi vine spontanea è "perchè permettono l'accesione delle stoppie in pieno agosto?"E che dire di un piccolo incendio nel comune d Rotonda, con arrivo dei mezzi 2 ore dopo la segnalazione?
Perchè quella notte in piena emergenza le autobotti non erano pronte ad intervenire? . Quali sono le misure adottate per l'emergenza?Giorgio Braschi, storica guida e "primo" fotografo del Pollino ha inviato questa sua testimonianza a seguito dell'incendio dell'ultimo Pino Loricato sul Pollino.
Di seguito al lettera di Giorgio Braschi
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=sJXqTmWgUso[/youtube]
Cari amici,
vi invio queste foto che hanno fatto un lungo giro: quelle del pino bruciato sono state scattate da Gianluca Filpo, di Castrovillari, che con due amici si è incontrato domenica con la comitiva di un mio amico di Policoro, Damiano Pipino, l'autore della foto dell'incendio nella zona di Masseria Rovitti (per un utilizzo delle foto è corretto chiedere l'autorizzazione agli autori, che vanno comunque sempre citati).
Il gruppetto di Castrovillari è riuscito a spegnere il tronco di pino, quello di Policoro è riuscito ad avvisare la Forestale e a far intervenire i mezzi antincendio.
Se non fosse stato per la loro presenza sulla montagna, dal pino il fuoco si sarebbe propagato facilmente attraverso l'erba secca alla Serra delle Ciavole, mentre quello a Rovitti (considerato il vento e la secchezza degli alberi) probabilmente avrebbe incendiato tutta la Fagosa in poche ore.
Certo è deprimente rendersi conto che sul nostro Pollino ad accorgersi degli incendi e a segnalarli alle autorità competenti debbano essere in questo periodo gli appassionati che lo frequentano di domenica.
Il sabato precedente mi sono accorto di un incendio presso il bosco Vaccarizzo di Carbone; da casa (San Severino Lucano) era così visibile la colonna di fumo che ho pensato fosse superfluo avvisare la Forestale... il bosco è proprio di fronte all'abitato di Carbone.
Dopo un'ora esco di casa pensando di non vedere più fumo... la colonna si è invece fatta più alta, densa e diffusa.
Mi sembra inconcepibile che nessuno abbia ancora avvisato dell'incendio: chiamo il nostro Comando Stazione (che certo non ha la competenza territoriale su Carbone) e mi dicono che dalla parte bassa del paese non si vede niente (in effetti è così, dato che abito nella casa più in alto a San Severino, mentre la Caserma forestale è l'edificio più in basso), ma che provvedono subito a chiamare la Centrale Operativa a Potenza.
Pochi minuti dopo mi chiama la Centrale per avere la conferma di quello che vedo e dopo tre quarti d'ora circa, appena in tempo prima che calassero le ombre della sera, vediamo arrivare sulla zona un elicottero; prima del tramonto l'incendio è domato.
Morale della favola:
1 - è assurdo e persino ridicolo che il servizio di avvistamento incendi sia svolto con un rigido calendario burocratico, per cui se alla data del termine del servizio il pericolo d'incendi boschivi è ancora elevato, il servizio deve comunque cessare, senza possibilità di una proroga.
Ve l'immaginate? Le condizioni climatiche si devono adattare al calendario deciso dai burocrati, anziché essere il calendario ad adattarsi alle condizioni climatiche.... c'è di che rimanere perplessi.
2 - la Forestale è presente, si attiva con competenza e sollecitudine appena la si avvisa, ma l'organico è talmente esiguo da non consentire neppure il minimo di sorveglianza che sarebbe necessario nei festivi e in casi di emergenza incendi come in quei giorni (due Forestali per Stazione cosa possono fare?).
3 - è venuto meno persino quel minimo di spirito civico per cui un cittadino qualsiasi, vedendo un incendio, si prendeva il fastidio di telefonare alle autorità competenti... l'incendio del Bosco Vaccarizzo era visibilissimo non solo da tutto l'abitato di Carbone, ma anche da quello di Latronico, eppure sono passate ore prima che qualcuno (io, telefonando da 12 Km di distanza in linea d'aria) allertasse la Centrale.
Non so se sia stanchezza, menefreghismo, assuefazione, scoraggiamento, sfiducia nelle istituzioni o forse troppa fiducia, per cui i cittadini si aspettano che le istituzioni risolvano tutti i problemi per loro...
C'è di che meditare.
Nonostante i proclami di nuovi impegni per la tutela e la valorizzazione del Pollino, gli incendi hanno continuato a bruciare tutta l'estate e si è conclusa amaramente con la bruciatura di uno scheletro di Pino Loricato secolare ai piani di Pollino. Ecco le immagini che ho registrato qualche settimana dopo mentre accompagnavo un gruppo di turisti Inglesi.
Intanto è di questa settimana la notizia, passata nel silenzio, dell'incendio del "Fago Grosso" nella località omonima tra Piano Ruggio e Colle Impiso.
Riporto anche questa mia telefonata al 1515, di fine Agosto con quasi 40 gradi e vento. "Pronto? Mi chiamo Cosenza, mi trovo tra Forenza ed Acerenza in provincia di Potenza. C'è un campo di stoppie che brucia in prossimità di un bosco... fasce perimetrali di difesa? Non so se ci sono ma non credo che possano evitare che le faville raggiungano il bosco..." Il giorno dopo sui giornali conferma di un intervento antincedio in un bosco nel comune di Acerenza. La domanda che mi vine spontanea è "perchè permettono l'accesione delle stoppie in pieno agosto?"E che dire di un piccolo incendio nel comune d Rotonda, con arrivo dei mezzi 2 ore dopo la segnalazione?
Perchè quella notte in piena emergenza le autobotti non erano pronte ad intervenire? . Quali sono le misure adottate per l'emergenza?Giorgio Braschi, storica guida e "primo" fotografo del Pollino ha inviato questa sua testimonianza a seguito dell'incendio dell'ultimo Pino Loricato sul Pollino.
Di seguito al lettera di Giorgio Braschi
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=sJXqTmWgUso[/youtube]
Cari amici,
vi invio queste foto che hanno fatto un lungo giro: quelle del pino bruciato sono state scattate da Gianluca Filpo, di Castrovillari, che con due amici si è incontrato domenica con la comitiva di un mio amico di Policoro, Damiano Pipino, l'autore della foto dell'incendio nella zona di Masseria Rovitti (per un utilizzo delle foto è corretto chiedere l'autorizzazione agli autori, che vanno comunque sempre citati).
Il gruppetto di Castrovillari è riuscito a spegnere il tronco di pino, quello di Policoro è riuscito ad avvisare la Forestale e a far intervenire i mezzi antincendio.
Se non fosse stato per la loro presenza sulla montagna, dal pino il fuoco si sarebbe propagato facilmente attraverso l'erba secca alla Serra delle Ciavole, mentre quello a Rovitti (considerato il vento e la secchezza degli alberi) probabilmente avrebbe incendiato tutta la Fagosa in poche ore.
Certo è deprimente rendersi conto che sul nostro Pollino ad accorgersi degli incendi e a segnalarli alle autorità competenti debbano essere in questo periodo gli appassionati che lo frequentano di domenica.
Il sabato precedente mi sono accorto di un incendio presso il bosco Vaccarizzo di Carbone; da casa (San Severino Lucano) era così visibile la colonna di fumo che ho pensato fosse superfluo avvisare la Forestale... il bosco è proprio di fronte all'abitato di Carbone.
Dopo un'ora esco di casa pensando di non vedere più fumo... la colonna si è invece fatta più alta, densa e diffusa.
Mi sembra inconcepibile che nessuno abbia ancora avvisato dell'incendio: chiamo il nostro Comando Stazione (che certo non ha la competenza territoriale su Carbone) e mi dicono che dalla parte bassa del paese non si vede niente (in effetti è così, dato che abito nella casa più in alto a San Severino, mentre la Caserma forestale è l'edificio più in basso), ma che provvedono subito a chiamare la Centrale Operativa a Potenza.
Pochi minuti dopo mi chiama la Centrale per avere la conferma di quello che vedo e dopo tre quarti d'ora circa, appena in tempo prima che calassero le ombre della sera, vediamo arrivare sulla zona un elicottero; prima del tramonto l'incendio è domato.
Morale della favola:
1 - è assurdo e persino ridicolo che il servizio di avvistamento incendi sia svolto con un rigido calendario burocratico, per cui se alla data del termine del servizio il pericolo d'incendi boschivi è ancora elevato, il servizio deve comunque cessare, senza possibilità di una proroga.
Ve l'immaginate? Le condizioni climatiche si devono adattare al calendario deciso dai burocrati, anziché essere il calendario ad adattarsi alle condizioni climatiche.... c'è di che rimanere perplessi.
2 - la Forestale è presente, si attiva con competenza e sollecitudine appena la si avvisa, ma l'organico è talmente esiguo da non consentire neppure il minimo di sorveglianza che sarebbe necessario nei festivi e in casi di emergenza incendi come in quei giorni (due Forestali per Stazione cosa possono fare?).
3 - è venuto meno persino quel minimo di spirito civico per cui un cittadino qualsiasi, vedendo un incendio, si prendeva il fastidio di telefonare alle autorità competenti... l'incendio del Bosco Vaccarizzo era visibilissimo non solo da tutto l'abitato di Carbone, ma anche da quello di Latronico, eppure sono passate ore prima che qualcuno (io, telefonando da 12 Km di distanza in linea d'aria) allertasse la Centrale.
Non so se sia stanchezza, menefreghismo, assuefazione, scoraggiamento, sfiducia nelle istituzioni o forse troppa fiducia, per cui i cittadini si aspettano che le istituzioni risolvano tutti i problemi per loro...
C'è di che meditare.
mercoledì 26 settembre 2007
Cinghiali: un'altra via è possibile
Mentre nel Parco nazionale del Pollino, si è scelta la via dell'abbattimento "selettivo", a beneficio di una casta di privilegiati "cacciatori" scelti dall'Ente Parco, attraverso un concorso, nel piccolo Parco Regionali delle Dolomiti Lucane, è stata fatta una scelta POLITICA DIVERSA. Questa soluzione da opportunità ad agricoltori residenti nel Parco di beneficiare della RISORSA SELVAGGINA in esubero o dannosa.
mercoledì 5 settembre 2007
Incendi: Nessuno si dimette!?
E' appena finita l'estate rovente... SPERIAMO. Gli incendi hanno percorso ettari ed ettari di foreste, macchie mediterranea, rimboschimenti, steppe, ginestreti, pascoli pascolati e pascoli abbandonati. Le vittime umane non "professionali" sono state, guarda un pò, turisti e addetti a servizi turistici (agriturismo), quasi a ricordarci il legame intimo tra natura e turismo.
Ma nessuno si è assunto responsabilità, politiche, istituzionali, professionali che siano, ammettendo la sconfitta e l'inefficienza dei sistemi di prevenzione che in qualche modo gli competono.
Qui di seguito il decalogo "antincendio" a cura del COMITATO PARCHI E RISERVE , che tutti i nostri "capi" dovrebbero conoscere e se non condiviso comunque farci conoscere le loro "ricette". Ma non credo che si siano messi mai a studiarne una...
IL DECALOGO DIMENTICATO
1 ) Il mito della “ legge toccasana ”
Ogni volta che esplode un problema, nel Paese “culla del diritto” (un diritto che a volte pare addormentato nella culla) tutti invocano una nuova legge che risolverà tutto. Pochi pensano ad applicare, intanto, le norme esistenti. Un’inchiesta di qualche anno fa rivelò che l’80% delle leggi ambientali restava disapplicato. Da allora è cambiato qualcosa?
2 ) La sindrome del “ bosco – giardinetto ”
Dopo il fuoco, si riaccende l’idea che il bosco non va lasciato in pace, ma pulito, decespugliato, liberato dei rami e dei tronchi caduti… Ma qualcuno ha provato a fare un raffronto tra un bosco “pulito” e la vera foresta? In questa c’è la vita, i muschi abbondano e l’umidità del sottobosco non solo è doppia, ma si conserva anche in piena estate.
3 ) La coniferòsi acuta
A guardarsi attorno, si direbbe si debba rimboschire solo a conifere, che con la resina e la lettiera di aghi secchi sembrano esca ideale per il fuoco. Inoltre ad abbassare le falde idriche ha pensato l’eucaliptomanìa dilagante. Le conifere costituiscono ottime specie preparatorie, ma non andrebbero poi diradate per aprire spazio alle latifoglie in arrivo?
4 ) La devoluzione comunarda
Tutte le competenze sono reclamate dai comuni, o vengono loro rifilate disinvoltamente, mentre imperversano i tagli finanziari. Su oltre 10 mila comuni, sembra che appena 42 avessero in regola il catasto dei terreni bruciati… Chi li controllava? E chi ha mai visto una concessione edilizia rigorosamente rifiutata a causa del fuoco?
5 ) Localismo e interesse generale
Alcuni accusano certi comuni di favorire una edilizia eccessiva per introitare gli oneri di urbanizzazione. Altri evocano il cosiddetto “indice di parentelizzazione” assai elevato nei piccoli centri, per cui non si dice mai di no a cugini o nipoti… Ma un importante patrimonio collettivo non può essere difeso solo alla giornata, da piccoli interessi locali.
6 ) Deficit etico e culturale
Dov’è finita la vecchia, cara educazione civica? Chi spiega ai giovani il significato della natura e del bosco? (intendiamo la foresta vera, non il “bosco-stecchino” supersfruttato, e valutato solo in metri cubi per far soldi). Ogni scuola non potrebbe “adottare” e difendere la selva più vicina? Non abbiamo bisogno di una nuova cultura ed etica del bosco?
7 ) Prevenire, anziché spegnere il fuoco
Quando l’incendio scoppia, se non si interviene subito sono guai. Sono allora essenziali la torre di controllo o il telerilevamento, il collegamento SOS e l’allarme immediato, il volontariato attivo e il controllo sociale… E naturalmente l’elicottero pronto a partire (altrimenti più tardi dovrà intervenire il Canadair). Siamo sicuri che avvenga tutto questo?
8 ) Prescrizioni prima del fuoco
Preventivamente si può fare molto di più. Non rifiuti sparsi con bottiglie che diventano “lenti ustorie”, ma aree di sosta fuori dal bosco, ben controllate. Non striscie tagliafuoco (“cesse”), ma chiusura delle troppe piste di penetrazione forestale. Non chiacchiere, ma tabelloni indicatori del grado di pericolo incendio (come negli USA). E occhi aperti!
9) Prescrizioni dopo il fuoco
Considerate le matrici evidenti dell’inferno estivo (edilizia, pascolo, cantieri di rimboschimento e via dicendo) il rimedio è semplice. Divieto assoluto e prolungato di costruire, urbanizzare, pascolare, cacciare e rimboschire. Recintare e/o segnalare subito le aree percorse dal fuoco, e poi lasciarle in pace. In pochi anni, la natura farà il resto.
10) Ammortizzatori sociali
Accanto a demenziali piromani (pochi) e farabutti incendiari (parecchi) vi sono anche poveri disperati e diseredati alla ricerca di sopravvivenza (molti). Offrire a tutti un’occupazione temporanea, almeno estiva: con lavori agroforestali seri, ma solo nelle zone non colpite, come premio di qualità ambientale. Verso quei Comuni indirizzare finanziamenti speciali.
NOTA: Questo Decalogo è semplice, ma resterà in gran parte inascoltato. Così come cadranno nel vuoto altri vecchi avvertimenti, ribaditi più volte ma senza alcun frutto. Per esempio, attribuire ai Parchi Naturali il controllo sul Catasto dei Comuni. Oppure, verificare chi ha acquistato, e quando, i terreni oggetto di frenesia edificatoria. Già nel lontano 1990 scrivevamo su un periodico ambientalista: “Il famoso articolo 9 della legge n. 47 del 1° marzo 1975 è ben chiaro, e stabilisce che le zone “danneggiate”dalle fiamme non possono avere “destinazione diversa”, escludendo quindi la loro edificabilità. Ma viene veramente applicato? A distanza di anni, chi controlla davvero dov’era passato l’incendio? Chi conosce casi di concessioni edilizie rifiutate in base a questa disposizione? Forse non sarebbe male che il Governo provvedesse ad istituire un catasto nazionale (sottolineiamo: governo, catasto e nazionale) dei territori percorsi dal fuoco dal 1975 in poi”. Sono passati ormai oltre tre lustri, è venuta una nuova “legge toccasana”, si sono succeduti molti ministri dell’ambiente… Ma siamo sicuri che qualcosa sia davvero cambiato?
Franco Tassi - Roma
natura@comitatoparchi.it www.comitatoparchi.it
COMITATO PARCHI - Comunicato stampa n. 29 -ALLEGATO / settembre 2007
Ma nessuno si è assunto responsabilità, politiche, istituzionali, professionali che siano, ammettendo la sconfitta e l'inefficienza dei sistemi di prevenzione che in qualche modo gli competono.
Qui di seguito il decalogo "antincendio" a cura del COMITATO PARCHI E RISERVE , che tutti i nostri "capi" dovrebbero conoscere e se non condiviso comunque farci conoscere le loro "ricette". Ma non credo che si siano messi mai a studiarne una...
IL DECALOGO DIMENTICATO
1 ) Il mito della “ legge toccasana ”
Ogni volta che esplode un problema, nel Paese “culla del diritto” (un diritto che a volte pare addormentato nella culla) tutti invocano una nuova legge che risolverà tutto. Pochi pensano ad applicare, intanto, le norme esistenti. Un’inchiesta di qualche anno fa rivelò che l’80% delle leggi ambientali restava disapplicato. Da allora è cambiato qualcosa?
2 ) La sindrome del “ bosco – giardinetto ”
Dopo il fuoco, si riaccende l’idea che il bosco non va lasciato in pace, ma pulito, decespugliato, liberato dei rami e dei tronchi caduti… Ma qualcuno ha provato a fare un raffronto tra un bosco “pulito” e la vera foresta? In questa c’è la vita, i muschi abbondano e l’umidità del sottobosco non solo è doppia, ma si conserva anche in piena estate.
3 ) La coniferòsi acuta
A guardarsi attorno, si direbbe si debba rimboschire solo a conifere, che con la resina e la lettiera di aghi secchi sembrano esca ideale per il fuoco. Inoltre ad abbassare le falde idriche ha pensato l’eucaliptomanìa dilagante. Le conifere costituiscono ottime specie preparatorie, ma non andrebbero poi diradate per aprire spazio alle latifoglie in arrivo?
4 ) La devoluzione comunarda
Tutte le competenze sono reclamate dai comuni, o vengono loro rifilate disinvoltamente, mentre imperversano i tagli finanziari. Su oltre 10 mila comuni, sembra che appena 42 avessero in regola il catasto dei terreni bruciati… Chi li controllava? E chi ha mai visto una concessione edilizia rigorosamente rifiutata a causa del fuoco?
5 ) Localismo e interesse generale
Alcuni accusano certi comuni di favorire una edilizia eccessiva per introitare gli oneri di urbanizzazione. Altri evocano il cosiddetto “indice di parentelizzazione” assai elevato nei piccoli centri, per cui non si dice mai di no a cugini o nipoti… Ma un importante patrimonio collettivo non può essere difeso solo alla giornata, da piccoli interessi locali.
6 ) Deficit etico e culturale
Dov’è finita la vecchia, cara educazione civica? Chi spiega ai giovani il significato della natura e del bosco? (intendiamo la foresta vera, non il “bosco-stecchino” supersfruttato, e valutato solo in metri cubi per far soldi). Ogni scuola non potrebbe “adottare” e difendere la selva più vicina? Non abbiamo bisogno di una nuova cultura ed etica del bosco?
7 ) Prevenire, anziché spegnere il fuoco
Quando l’incendio scoppia, se non si interviene subito sono guai. Sono allora essenziali la torre di controllo o il telerilevamento, il collegamento SOS e l’allarme immediato, il volontariato attivo e il controllo sociale… E naturalmente l’elicottero pronto a partire (altrimenti più tardi dovrà intervenire il Canadair). Siamo sicuri che avvenga tutto questo?
8 ) Prescrizioni prima del fuoco
Preventivamente si può fare molto di più. Non rifiuti sparsi con bottiglie che diventano “lenti ustorie”, ma aree di sosta fuori dal bosco, ben controllate. Non striscie tagliafuoco (“cesse”), ma chiusura delle troppe piste di penetrazione forestale. Non chiacchiere, ma tabelloni indicatori del grado di pericolo incendio (come negli USA). E occhi aperti!
9) Prescrizioni dopo il fuoco
Considerate le matrici evidenti dell’inferno estivo (edilizia, pascolo, cantieri di rimboschimento e via dicendo) il rimedio è semplice. Divieto assoluto e prolungato di costruire, urbanizzare, pascolare, cacciare e rimboschire. Recintare e/o segnalare subito le aree percorse dal fuoco, e poi lasciarle in pace. In pochi anni, la natura farà il resto.
10) Ammortizzatori sociali
Accanto a demenziali piromani (pochi) e farabutti incendiari (parecchi) vi sono anche poveri disperati e diseredati alla ricerca di sopravvivenza (molti). Offrire a tutti un’occupazione temporanea, almeno estiva: con lavori agroforestali seri, ma solo nelle zone non colpite, come premio di qualità ambientale. Verso quei Comuni indirizzare finanziamenti speciali.
NOTA: Questo Decalogo è semplice, ma resterà in gran parte inascoltato. Così come cadranno nel vuoto altri vecchi avvertimenti, ribaditi più volte ma senza alcun frutto. Per esempio, attribuire ai Parchi Naturali il controllo sul Catasto dei Comuni. Oppure, verificare chi ha acquistato, e quando, i terreni oggetto di frenesia edificatoria. Già nel lontano 1990 scrivevamo su un periodico ambientalista: “Il famoso articolo 9 della legge n. 47 del 1° marzo 1975 è ben chiaro, e stabilisce che le zone “danneggiate”dalle fiamme non possono avere “destinazione diversa”, escludendo quindi la loro edificabilità. Ma viene veramente applicato? A distanza di anni, chi controlla davvero dov’era passato l’incendio? Chi conosce casi di concessioni edilizie rifiutate in base a questa disposizione? Forse non sarebbe male che il Governo provvedesse ad istituire un catasto nazionale (sottolineiamo: governo, catasto e nazionale) dei territori percorsi dal fuoco dal 1975 in poi”. Sono passati ormai oltre tre lustri, è venuta una nuova “legge toccasana”, si sono succeduti molti ministri dell’ambiente… Ma siamo sicuri che qualcosa sia davvero cambiato?
Franco Tassi - Roma
natura@comitatoparchi.it www.comitatoparchi.it
COMITATO PARCHI - Comunicato stampa n. 29 -ALLEGATO / settembre 2007
venerdì 3 agosto 2007
Non solo incendi
L’Associazione Culturale “Viaggiare nel Pollino” condivide le preoccupazioni manifestate sulla stampa, sullo lo stato di carenza dei servizi pubblici nel Parco (rifugi, sentieristica, musei e centri visite) che hanno toccato negli ultimi anni livelli degni neanche di un paese del terzo mondo.I gravissimi attentati all’ambiente che hanno distrutto migliaia di ettari di bosco, fonte di notevole attrazione turistica, sono il segno di una incapacità delle amministrazioni locali, regionali e nazionali di avviare una seria attività di prevenzione, controllo e repressione degli incendi che potrebbe coinvolgere anche il mondo del volontariato fino ad oggi del tutto ignorato. Nonostante questo l’Associazione Culturale “Viaggiare nel Pollino”, onde evitare eccessive ripercussioni negative sull’andamento della stagione turistica, invita i mass-media a non dimenticare che, a fronte di qualche rifugio chiuso, nel Parco nazionale del Pollino esistono 115 strutture ricettive private, funzionanti, capaci di offrire accogliente ospitalità, informazioni turistiche, servizi navetta, animazione per tutte le tasche e oltre 45 esperte Guide Ufficiali del Parco che organizzano escursioni, arrampicate, gite a cavallo, in bicicletta, rafting ed altri numerosi e qualificati servizi. Inoltre seppur vero che l’ondata d’incendi ha avuto un carattere catastrofico nelle aree interessate, il Parco del Pollino è ancora un’area dal notevole interesse culturale, paesaggistico e naturalistico, con km di sentieri da percorrere in territori di incomparabile bellezza. Invitiamo di conseguenza i mass-media a sostenere con la dovuta e corretta informazione, l’immagine di un Pollino come meta turistica di eccellenza, in tutta sicurezza, senza rischi per l’incolumità dei visitatori.
giovedì 2 agosto 2007
Turismo nel Pollino: una realtà!
Intervento di Cosenza Giuseppe al WORKSHOP dell’azienda Promozione Turistica di Basilicata a Rotonda del 20 febbraio 2006.
Comparazione dati statistici presenze e ricettività turistica area Maratea e Pollino. Dati ufficiali dell’AZIENDA PROMOZIONE TURISTICA BASILICATA
martedì 31 luglio 2007
Centrale del Mercure: le osservazioni del Sindaco di Rotonda
BOZZA DOCUMENTO CONFERENZA DEL 31.07.2007
DICHIARAZIONE DEL DR. GIOVANNI PANDOLFI, SINDACO DEL COMUNE DI ROTONDA
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=50utXUA5ZJo[/youtube]PREMESSO
- La Società ENEL S.p.A. ha avviato da tempo i lavori di riconversione a Biomasse della Centrale del “Mercure”, situata al confine tra le Regioni Calabria e Basilicata, nel comprensorio dei Comuni di Laino Borgo, Laino Castello, Mormanno, Papasidero, Rotonda, Viggianello, Castelluccio Inferiore e Superiore
DICHIARAZIONE DEL DR. GIOVANNI PANDOLFI, SINDACO DEL COMUNE DI ROTONDA
[youtube]http://it.youtube.com/watch?v=50utXUA5ZJo[/youtube]PREMESSO
- La Società ENEL S.p.A. ha avviato da tempo i lavori di riconversione a Biomasse della Centrale del “Mercure”, situata al confine tra le Regioni Calabria e Basilicata, nel comprensorio dei Comuni di Laino Borgo, Laino Castello, Mormanno, Papasidero, Rotonda, Viggianello, Castelluccio Inferiore e Superiore
mercoledì 13 giugno 2007
Religiosità degli alberi sempreverdi in Basilicata
L’Abete Bianco (Abies alba) vive, misto al faggio, in estese foreste nel versante nord orientale del Pollino, sopravvissute ai massicci tagli dei primi decenni del XX sec., habitat del rarissimo Picchio Nero, presenta pochi altri nuclei relitti nella provincia di Potenza.
L’Agrifoglio (Ilex aquifolium, detto “fruscio”, cioè rumore, forse per la consistenza coriacea delle foglie), nonostante sia generalmente ridotto a pochi esemplari sparsi nel sottobosco di cerro, forma in alcune zone piccole selve compatte spinose ed impenetrabili (il girone dantesco dei suicidi), relitti paesaggistici di epoca Terziaria.
Giovani esemplari di queste due specie vengono utilizzate dai Lucani delle montagne della Basilicata come “cima” nei riti arborei, mentre piccoli rami frondosi di abete vengono scambiati, offerti e utilizzati come ornamenti in occasione della festa della Madonna di Pollino, forse retaggio simbolico benaugurale della rinascita primaverile della vegetazione.
Il Pino Loricato (Pinus leucodermis), è un “fossile vivente” che in Italia vive solo nel Parco del Pollino, sui terreni più aridi e climaticamente difficili dagli 800 ai 2200 metri di quota. Proprio alle quote superiori, gli esemplari millenari, spettacolarmente contorti dagli accidenti climatici, formano un paesaggio unico in Italia. Biagio Longo, un emerito botanico di Laino Borgo nel Pollino, ispirato dalla somiglianza della corteccia di questi con la lorica (corazza) dei soldati romani delle rappresentazioni religiose della Passione di Cristo, per primo nel 1905 lo denominò “Loricato”. Lunghe schegge, ricavate dal legno di questa specie, venivano offerte come lumini votivi per la venerazione dei santi nelle chiese e nei santuari di montagna.
Infine il Tasso (Taxus baccata), del quale non c’è memoria di un utilizzo religioso, velenoso e raro, vive nascosto nell’ombra delle faggete più remote, alle quali conferisce un’atmosfera magica e arcaica.
L’Agrifoglio (Ilex aquifolium, detto “fruscio”, cioè rumore, forse per la consistenza coriacea delle foglie), nonostante sia generalmente ridotto a pochi esemplari sparsi nel sottobosco di cerro, forma in alcune zone piccole selve compatte spinose ed impenetrabili (il girone dantesco dei suicidi), relitti paesaggistici di epoca Terziaria.
Giovani esemplari di queste due specie vengono utilizzate dai Lucani delle montagne della Basilicata come “cima” nei riti arborei, mentre piccoli rami frondosi di abete vengono scambiati, offerti e utilizzati come ornamenti in occasione della festa della Madonna di Pollino, forse retaggio simbolico benaugurale della rinascita primaverile della vegetazione.
Il Pino Loricato (Pinus leucodermis), è un “fossile vivente” che in Italia vive solo nel Parco del Pollino, sui terreni più aridi e climaticamente difficili dagli 800 ai 2200 metri di quota. Proprio alle quote superiori, gli esemplari millenari, spettacolarmente contorti dagli accidenti climatici, formano un paesaggio unico in Italia. Biagio Longo, un emerito botanico di Laino Borgo nel Pollino, ispirato dalla somiglianza della corteccia di questi con la lorica (corazza) dei soldati romani delle rappresentazioni religiose della Passione di Cristo, per primo nel 1905 lo denominò “Loricato”. Lunghe schegge, ricavate dal legno di questa specie, venivano offerte come lumini votivi per la venerazione dei santi nelle chiese e nei santuari di montagna.
Infine il Tasso (Taxus baccata), del quale non c’è memoria di un utilizzo religioso, velenoso e raro, vive nascosto nell’ombra delle faggete più remote, alle quali conferisce un’atmosfera magica e arcaica.
sabato 5 maggio 2007
Commissariamento politico
La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento territoriale di Associazioni, Movimenti, Comitati e Cittadini – dichiara la propria insoddisfazione per la nomina di Domenico Pappaterra a Commissario del Parco Nazionale del Pollino. Visti i risultati, non c’è più alcun dubbio che il Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, nominando un esponente locale e non invece personalità esterne dotate di professionalità e capacità in campo della conservazione della natura– in questa occasione - ha ceduto alle pressioni e al ricatto delle Regioni, che ora dovranno esprimere, come pura formalità, il loro parere di rito. Ancora una volta si è operato nel segno della continuità con la disastrosa gestione Fino e giammai per l’auspicata discontinuità con il passato. Oltre a dare adito ad una “nuova” cattiva gestione del nuovo Ente, che nasce come frutto dei compromessi localistici a discapito delle comunità locali e dell’ambiente, tale vicenda evidenzia responsabilità che possono essere imputate alle rappresentanze istituzionali del partito dei Verdi nelle Regioni Basilicata e Calabria che sanciscono così il loro definitivo allontanamento dalle istanze provenienti dal territorio, dalle associazioni, dai movimenti e dai comitati, rimarcando così, assieme alla deriva del parco, anche il loro stato di solitudine. Ci dispiace constatare come l’appello portato avanti nei mesi scorsi dalle associazioni per mezzo della OLA sia diventato solo un pretesto per un cambio di poltrone che non garantirà per il Parco Nazionale del Pollino l’auspicato salto di qualità. L’attuale nomina non tiene infatti conto della condotta del neo-commissario durante la sua permanenza nelle passate gestioni dell’Ente ed in quanto assessore alla Regione Calabria distintosi, così come viene sottolineato sulla stampa locale, “per aver sostenuto l’ex presidente del Parco del Pollino Fino, per non aver mai assunto posizioni contrarie o critiche rispetto alla realizzazione dell’elettrodotto Laino-Rizziconi, sulla Centrale del Mercure, sul punto vendita al Santuario della Madonna delle Armi, sull’assurda riperimetrazione disegnata senza competenza che vorrebbe escludere aree di pregio come la Valle del Lao e quella del Mercure per consentire l’insediamento di impianti eolici, discariche, cave, centrali e cemento, solo per citare alcuni degli esempi”.
OLA - Organizzazione Lucana Ambientalista
Coordinamento territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini
Siteweb: www.olambientalista.it
E-mail: ola@olambientalista.it
domenica 29 aprile 2007
La pesante eredità di Fino
Il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Francesco Fino sta finalmente per essere mandato a casa. La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento territoriale di Associazioni, Movimenti, Comitati e Cittadini - attende adesso che il Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio nomini un commissario ed amministratori del parco qualificati, all’altezza dei compiti e al di fuori della nomenclatura localistica “imposta” dalle Regioni.
venerdì 16 febbraio 2007
Sciolto il consiglio direttivo
OLA BASILICATA: SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL PARCO, UNA VITTORIA DELLA SOCIETA’ CIVILE
L’avvio del procedimento di scioglimento del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, da parte del Ministero dell’Ambiente, è una prima vittoria della società civile Lucana e Calabrese che in tutti questi anni si è battuta contro la degenerazione amministrativa e il degrado ideologico dell’Ente, nonostante l’isolamento del mondo politico e amministrativo e della stampa del servizio pubblico.
L’avvio del procedimento di scioglimento del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, da parte del Ministero dell’Ambiente, è una prima vittoria della società civile Lucana e Calabrese che in tutti questi anni si è battuta contro la degenerazione amministrativa e il degrado ideologico dell’Ente, nonostante l’isolamento del mondo politico e amministrativo e della stampa del servizio pubblico.
martedì 9 gennaio 2007
Madonna di Costantinopoli - Papasidero
Noi Cittadini PAPASIDERESI ed Amici del patrimonio artistico e naturale di PAPASIDERO, accogliendo volentieri l'invito dell'Associazione nazionale ItaliaNostra che, nella persona del presidente nazionale Carlo Ripa di Meana, a cui va tutta la nostra riconoscenza ed affetto, ha manifestato grande attenzione alla situazione del nostro Santuario di S. Maria di Costantinopoli assieme allo storico d'arte Paolo Damiano Franzese, alla prof.ssa Teresa Liguori, consigliere nazionale di ItaliaNostra, al prof. Domenico Maio, presidente della sezione di ItaliaNostra di Fuscaldo, al Dr.Ugo Manco, presidente della sezione ItaliaNostra "Riviera dei Cedri", all’avv. Francesco Bevilacqua, giornalista ambientalista, al Prof. Saverio Napolitano socio della Deputazione della Storia Patria per la Calabria, al giornalista ed ambientalista Francesco Cirillo, al Movimento Ambientalisti del Tirreno, al Co.S.A. (Comitato Salute ed Ambiente) del Pollino, al GruppoArcheologico sez. Pollino, all’Associazione Guide Ufficiali del Parco del Pollino, allo staff di Mecenate.info rivista dei beni culturali, al WWF POLLINO CALABRESE, a Fare Verde Calabria, alla redazione di Arsetfuror, periodico nazionale di cultura artistica e di informazione ed altri ancora......
CHIEDIAMO
agli ENTI preposti che vengano prese tutte le iniziative consone e opportune per la tutela del Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, gioiello da salvaguardare nel PARCO NAZIONALE DEL POLLINO, in un territorio che è interessato anche dal Sito di Importanza Comunitaria “Valle del Fiume Lao” oltre che dalla Zona di Protezione Speciale IT9310303, con particolare riguardo al ripristino:
1. della situazione originaria del CAMPANILE con la colorazione originaria riportata nella documentazione fotografica presente al link www.petizionexcostantinopoli.blogspot.com , dato che è quella riportata da tutte le testimonianze fotografiche, cartoline e libri riguardanti Papasidero, colorazione che da sempre abbiamo conosciuto ed a cui siamo affezionati;
2. della ROCCIA per la quale chiediamo la rimozione dei ganci metallici, del cemento o materiale sintetico che la rende di un colore artificiale, anche per permettere alle piante della macchia mediterranea di crescere nuovamente sulla rupe creando la cornice stupenda che rivogliamo.
Questo noi chiediamo dato che non è ammissibile cancellare col cemento o colorazioni non fedeli a quanto memorizzato da sempre nell’immaginario collettivo, il sapore di antico di un luogo che per la nostra comunità ha un significato molto profondo, in nome di una propria teoria di “restauro”.
Invitiamo infine i Calabresi e in generale quanti amano la Calabria innanzitutto a vegliare sul patrimonio storico artistico e naturale di questa terra stupenda e a sostenerci in questa civile battaglia culturale firmando, come stanno già facendo in molti da tutta Italia, la petizione online al link www.petizionexcostantinopoli.blogspot.com .
COMITATO CIVICO PER LA TUTELA DEL SANTUARIO DI S. MARIA DI COSTANTINOPOLI
CHIEDIAMO
agli ENTI preposti che vengano prese tutte le iniziative consone e opportune per la tutela del Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, gioiello da salvaguardare nel PARCO NAZIONALE DEL POLLINO, in un territorio che è interessato anche dal Sito di Importanza Comunitaria “Valle del Fiume Lao” oltre che dalla Zona di Protezione Speciale IT9310303, con particolare riguardo al ripristino:
1. della situazione originaria del CAMPANILE con la colorazione originaria riportata nella documentazione fotografica presente al link www.petizionexcostantinopoli.blogspot.com , dato che è quella riportata da tutte le testimonianze fotografiche, cartoline e libri riguardanti Papasidero, colorazione che da sempre abbiamo conosciuto ed a cui siamo affezionati;
2. della ROCCIA per la quale chiediamo la rimozione dei ganci metallici, del cemento o materiale sintetico che la rende di un colore artificiale, anche per permettere alle piante della macchia mediterranea di crescere nuovamente sulla rupe creando la cornice stupenda che rivogliamo.
Questo noi chiediamo dato che non è ammissibile cancellare col cemento o colorazioni non fedeli a quanto memorizzato da sempre nell’immaginario collettivo, il sapore di antico di un luogo che per la nostra comunità ha un significato molto profondo, in nome di una propria teoria di “restauro”.
Invitiamo infine i Calabresi e in generale quanti amano la Calabria innanzitutto a vegliare sul patrimonio storico artistico e naturale di questa terra stupenda e a sostenerci in questa civile battaglia culturale firmando, come stanno già facendo in molti da tutta Italia, la petizione online al link www.petizionexcostantinopoli.blogspot.com .
COMITATO CIVICO PER LA TUTELA DEL SANTUARIO DI S. MARIA DI COSTANTINOPOLI
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