Un processo a Carnevale sembra voler riproporre in chiave burlesca la “Giudaica”. Il tutto comincia nel bosco vicino al paese...
...Un gruppo di “brutti ceffi” appare improvvisamente. Tra questi possiamo riconoscere una Sposa e uno Sposo, quattro Carabinieri, un Prete e il suo Sacrestano, un Giudice e due Medici. Poi c’è una banda informe e malvestita di “cafoni” uomini e donne: calze di seta, scarponi vecchi, gonne stropicciate giacche ripezzate, coppole, pantaloni di velluto. Tra questi mi vengono presentati: “U Pezzente”, “Quaremmma”, “Carnevale”.
Il primo porta una sacca di Juta a tracollo, dove riporre il frutto della mendicazione. Carnevale è un povero contadino ormai perso nei fumi dell’alcol, dell’ozio e della buona tavola. Quaremma, moglie di Carnevale, ama profondamente suo marito, nonostante la sua scarsa propensione a provvedere agli impegni familiari ed a sfamare i 7 figli, forse per qualche non misteriosa dote nascosta. A causa della sua vita immorale e “scellerata” è agli arresti, trascinato con le corde da due Carabinieri. Ma c’è un’altra figura, feroce selvaggia e inquietante, completamente coperta di peli, incatenata e condotta anch’essa da due carabinieri, che avanza minacciosa, spaventando bambini e ragazzi: l’Orso! Così questo strano corteo attraversa i vicoli del Paese, accompagnato, da tarantelle e zampogne, danzando in ogni piazzetta, scherzando, seguito da ragazzi che scherniscono l’orso, e con la gente che saluta dalle finestre.
Portafortuna, con una gabbietta al collo con dentro un porcellino d’india (la mattina però era una colomba...magia?) bussa alle porte. La gente apre, infila un' offerta in un barattolo e ritira un bigliettino della fortuna. Così ecco che una signora di 93 anni, dopo aver aperto la porta e infilato l’offerta, non resiste al suono delle zampogne e dell’organetto e scende armata di cupe-cupe, a ballare sulla piazzetta.
La meta finale è la piazza dove si svolgerà il processo a Carnevale con un confronto serrato tra avvocato difensore e accusatore. Ma il giudice, come Pilato, lascia che sia il popolo a decidere, e nonostante i pianti strazianti di Quaremma e figlie, la condanna a morte per fucilazione è inevitabile. L’esecuzione immediata si concluderà con la fuga dell’Orso che porterà via il corpo straziato di Carnevale fuori dalle mura cittadine...Così termina questa parodia “sacrilega” della passione di Cristo, in questa giornata in cui è concesso scherzare di tutto, irridere i notabili del paese, prendersi in giro, esprimere il desiderio di una vita meno rigorosa.
“Il pianto di Quaremma e figlie si rifà in qualche modo al tradizionale lamento funebre delle nostre nonne - secondo Rosa Santini, responsabile della Pro-Loco. Tutto si svolge in modo improvvisato, dove l’unica cosa rigorosamente stabilita sono i ruoli delle figure principali.” Se cerchi un volto sotto le maschere ti accorgi che spesso gli occhi non sono giovani come si potrebbe pensare e che non è una festa di soli ragazzi, ma coinvolge gente di ogni fascia di età. Un “Carabiniere” (anche se sembra un agente della “poliza” albanese) mi confessa che quest’anno non ha fatto la sposa perché se lo fa ogni anno poi lo riconoscono.
La festa ha una sua “gemella” ad Alessandria del Caretto in Calabria, nell’altro versante del Pollino, e chissà in quante altre località è andata ormai perduta. Il Processo si svolge ogni anno l’ultima domenica di Carnevale e si comincia a sfilare per le vie del paese dalle 10 di mattina circa. La serata si è conclusa con la sagra dei “maccaroni con la mollica” e della “cuculella” (formaggio uova patate) due piatti tradizionali della cultura gastronomica di Teana.
Non perdetevi l’occasione di visitare anche il bel Museo della Civiltà Contadina, ricco di materiali, sapientemente raccolti e conservati, ed anche ben esposti. Da Teana il panorama spazia verso i monti dell’Appennino Lucano, fino alle vette del Pollino. Ad oriente si aprono le pianure dello Ionio, quelle terre che qualcuno avrebbe voluto condannare a cimitero nucleare.
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