Nel comune di San Severino è in corso di realizzazione un opera importante e fondamentale per la tutela ambientale del territorio e delle condizioni igienico-sanitarie della popolazione. Tanto di cappello alla Comunità Montana “ALTO SINNI”, se si considera che città come Milano non sono ancora servite da depuratore.
Pensate che addirittura alcune amministrazioni comunali e provinciali della Riviera Adriatica, insieme al Parco Regionale del Po e della Riviera Adriatica, in collaborazione con la Legambiente, stanno tentando di portare in Tribunale il Comune di Milano per una richiesta miliardaria di risarcimento danni causati dall’inquinamento delle acque fluviali.
La questione della Centrale del Mercure dimostra invece che l’Ente Parco Pollino si muove in tutt’altra direzione.
La realizzazione della necessaria fognatura però sta creando non pochi disastri. Il tratto superiore, che attraversa la Valle del Frido per circa 10 Km dalle frazioni di Mezzana fino a Cropani dove si innesta sulla strada di collegamento per Francavilla sul Sinni è stata realizzata praticamente sulle sponde del fiume, con l’apertura di una pista larga mediamente 4 metri, con escavazioni per mezzo di Macchine pesanti, con movimenti di terra notevoli e abbandono della stessa sul letto del fiume, sradicamento (e non taglio)di migliaia di alberi.
Il tutto avviene in un area classificata come ZONA 1 del Parco, decantata in tutti gli opuscoli turistici come una delle più belle valli del Pollino, con boschi impenetrabili di Cerro, Pioppi, Ontani e Salici, habitat ideale di numerose specie animali. In particolare proprio in questa valle sopravvive la Lontra, considerato una delle specie animali più importanti del Pollino dato che è quasi completamente estinta in Italia ed in molti paesi d’Europa. In Zona 1 è addirittura vietato pescare!! Credo che qualsiasi zoologo, disarmato dall’ignoranza di chi ha permesso tale scempio, si mettere a piangere davanti a quello che è stato consentito fare al habitat di questo rarissimo animale.
A tale proposito la Sezione di San Severino Lucano della “Lista Di Pietro-Italia dei Valori” ha realizzato un reportage fotografico volutamente senza didascalie perché le immagini del disastro sono più che eloquenti.
Secondo i responsabili della formazione politica suddetta “con gli sbancamenti effettuati è stato tagliato il piede della montagna mettendo addirittura a rischio la stabilità idrogeologica di San Severino con il possibile innesco di movimenti franosi, anche in considerazione del fatto che non è stata effettuata, finora, alcuna opera di contenimento (forse, visto il ribasso d’asta per l’aggiudicazione dei lavori).
Il fatto è ancora più grave se si considera che sono stati stanziati miliardi di lire per il consolidamento idrogeologico dell’area. Se si tratta di area a rischio non bisogna permettere la realizzazione di tali opere così come sta avvenendo”.
Inoltre “ci si chiede come possano i vari Enti aver dato l’autorizzazione ad uno scempio di tale portata senza che nessuno (Amministrazione Comunale ed associazioni ambientaliste comprese) abbia controllato o sporto denuncia.
La curiosità o dubbio è che sono veramente stati autorizzati tali lavori così come si stanno realizzando?”
Paradossalmente e con grande enfasi è stata riportata sui giornali un’azione di repressione e controllo ambientale condotta dalle Forze dell’Ordine che ha avuto come unico risultato l’elevazione di una contravvenzione contro una famiglia residente in campagna, colpevole di possedere uno scarico abusivo dei reflui fognari, mentre nulla è stato rilevato relativamente ai cantieri in questione.”
La situazione è veramente disarmante. Si continua sulla linea di vietare tutto tranne grandi opere che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e l’immagine del Parco.
Possibile che l’Ente Parco sia solo capace di dare pareri favorevoli o contrari senza entrare nel merito delle opere da realizzare. Io credo che considerando la estrema necessità di servire i comuni di una rete fognaria per la tutela stessa dell’ambiente e dei cittadini, il Parco avrebbe dovuto esprimere un parere favorevole “CONDIZIONATO” che imponesse la realizzazione dell’opera nel rispetto degli ecosistemi tanto più se sono di alto valore naturalistico e ricadono nella ZONA 1.
Una soluzione a basso impatto ambientale si doveva tentare e se il costo fosse stato eccessivo per l’Ente esecutore dei lavori, l’Ente Parco AVREBBE POTUTO E DOVUTO CONTRIBUIRE FINANZIARIAMENTE.
Mi chiedo a cosa serva il Parco se si può fare tutto ciò che si fa anche fuori, se il Parco non investe risorse nella tutela dell’ambiente e nell’incoraggiare opere rispettose dell’ambiente. La valle del fiume Frido dal punto di vista naturalistico non è meno importante del Giardino degli Dei di Serra di Crispo o di Piano Ruggio. Con questa considerazione devo aspettarmi di vedere presto ruspe anche quassù?
Ma il caso del Fiume Frido non è isolato. A detta di una ricercatrice universitaria sul Fiume Sinni c’è più traffico di mezzi pesanti che sulla Sinnica. Altre alterazioni degli ambienti fluviali sono in corso alla confluenza Lao-Argentino, sul Raganello. Il fiume Ejano è stato trasformato da tempo in un canale di cemento.
Tutto questo cade pesantemente e in modo immorale sulle libertà negate ai cittadini, obbligati a rispettare cubature, materiali e tipologie costruttive.
Ed io che fino a ieri ho detto a tutti che il Parco serve a proteggere la natura…
Giuseppe Cosenza
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