Uno dei più grandi fallimenti della politica ambientale e conservazionista italiana
martedì 14 dicembre 2004
Educazione Ambientale: in caso di necessità rompere il vetro
Se si fa eccezione di qualche sporadica iniziativa in qualche scuola, si può tranquillamente affermare che le attività di Educazione Ambientale nel Parco Nazionale del Pollino promosse dall’Ente Parco nelle scuole delle comunità locali sono praticamente inesistenti.
Questo vuoto di iniziativa politica in questa direzione è segno dell’estrema superficialità e ignoranza con cui si tiene in considerazione la diffusione della conoscenza dei valori culturali e ambientali presenti nel Pollino tra gli abitanti del Parco e soprattutto tra le nuove generazioni.
Vi posso assolutamente garantire, per esperienza, che ci sono alcune aree del nostro territorio dove i ragazzi in età scolastica ignorano, ad esempio, cosa sia un Pino Loricato, che sul Pollino c’è una popolazione di lupi selvatici autoctona, che la chiesa del proprio paese è monumento nazionale, cosa significhi “Parco Nazionale” o che migliaia di persone raggiungono ogni anno la nostra terra anche dal Nord Europa per godere del paesaggio che vediamo dalla nostra finestra.
L’Educazione Ambientale, tra l’altro, potrebbe, favorendo la conoscenza delle peculiarità del nostro territorio, aiutare quei ragazzi che si stanno per affacciare al mondo del lavoro, nella ricerca di una opportunità occupazionale, valorizzando quel determinato “bene” ambientale. Infatti è solo educando alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del proprio territorio che un “anonimo” fiume, bosco, prato, parete rocciosa può divenire una attrazione turistica e un opportunità di lavoro.
Nel 1999-2000 (presidenza Tripepi) l’Ente Parco ha investito svariati milioni per la formazione di Insegnanti e di Operatori di Educazione Ambientale che avrebbero dovuto costituire il nucleo operativo per avviare attività intense e strutturate di Educazione Ambientale. A questo scopo il Parco ha impegnato una consulente esterna e ha mobilitato circa 60 insegnanti e 20 Operatori di Educazione Ambientale, formati con appositi corsi svoltisi tra il Pollino e Sabaudia nel Parco del Circeo. Tutti, Operatori e Insegnanti, hanno seguito con entusiasmo questo progetto formativo perché, da quanto “promesso”, era finalizzato alla formazione di una “Task Force” che materialmente negli anni a seguire, con il sostegno finanziario dell’Ente Parco avrebbe consentito di avviare progetti di Educazione Ambientale nelle scuole del Parco.
Presto invece ci si è accorti che qualcosa non funzionava o non andava come diversamente era stato presentato. Infatti l’anno successivo il Parco finanzia e propone una nuova attività formativa, questa volta gestita dalla Legambiente. Con grande rammarico e delusione di tutti, Insegnanti e Operatori, si prese atto che la volontà politica di realizzare attività concrete di Educazione Ambientale era del tutto svanita. La motivazione di questo assurda retromarcia dell’Ente Parco non è stata mai compresa fino in fondo, se non si vuole cadere nella dietrologia e fantapolitica.
Con la gestione Fino, commissariale e istituzionale, le cose non sono cambiate, e forse anche peggiorate. Intanto il “nuovo regime” non ha fatto assolutamente tesoro delle esperienze passate. La voce Educazione Ambientale nel Bilancio del Parco è praticamente scomparsa se si fa eccezione di qualche consulenza esterna che non ha prodotto nessuna concreta attività educativa nel territorio.
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